Roma e il sogno olimpico.
L’11 settembre del 2017 avverrà la designazione ufficiale della città che ospiterà le Olimpiadi del 2024. Già per quelle del 2020 Roma aveva avanzato tale proposta, poi ritirata dal governo, che riteneva inopportuni gli investimenti per rinnovare le strutture necessarie, data la congiuntura economica. Ora si riprova insieme a Budapest, Los Angeles, Parigi. Concorrenti o, meglio, rivali di grande importanza, ma la forte determinazione del Comitato Olimpico Nazionale sta già portando a strategie che potrebbero farci rivivere le emozioni del 1960. Quell’anno in Italia non si parlava d’altro; i disastri della guerra erano entrati nel bagaglio dei tragici ricordi; la ripresa industriale ci stava pian piano portando a bilanci economici che oggi potremmo solo sognare; l’Italia non era più l'”Italietta” di storica memoria, quale avvenimento migliore delle Olimpiadi poteva farci sentire nuovamente protagonisti sulla scena internazionale? Gli italiani fremevano nell’attesa, le vendite dei televisori decuplicarono, nessuno voleva perdersi lo spettacolo. Si parlava finalmente di altri sport, oltre il calcio, e nell’entusiasmo generale, fingevamo tutti di intenderci di velocità, staffetta, ostacoli, pesi , giavellotti, anche se pochi avevano seguito, sino ad allora, competizioni di atletica.
Poi arrivarono le gare vere, le prime vittorie, il trionfo di Livio Berruti, 21 anni, l’uomo che correva con gli occhiali da sole e fermò il cronometro sui 200 m a 20″ 5, sia in semifinale che in finale. Noi italiani poco sapevamo di quanta fatica, forza di volontà sacrificio ci fossero dietro quella vittoria, ma impazzimmo dalla gioia, avevamo battuto nordamericani favoritissimi sin dalle prime batterie; proprio noi che, fino ad allora, avevamo creduto che i veri trionfi nell’atletica, dopo Dorando Petri non ci dovessero appartenere. E invece no! Lo stadio di Roma ci faceva sognare e volevamo crederci sino in fondo!
Avevamo battuto gli americani che avevamo sempre considerato invincibili, perchè più allenati, più dotati, più favoriti. Tutto ciò avveniva a Roma, nella culla della civiltà classica, tra monumenti di indicibile bellezza, in un’atmosfera magica che vedeva l’Arco di Costantino accogliere Abebe Bikila vincitore scalzo della maratona.
Quelle Olimpiadi stupirono il mondo; eleganza, spirito di fratellanza e serenità addolcirono la tensione sempre crescente tra i 2 blocchi. L’Italia, inconsapevole, inventò la Dolce Vita, e forgiò, in sella ad una Vespa, un’immagine di se che ancora oggi è universalmente riconosciuta. Mostrò le qualità di un paese forte e determinato, che trovò nella lucidità di uomini come Gianni Agnelli ed Enrico Mattei i suoi ambasciatori migliori.
Roma inaugurò un decennio straordinario che la riaffermò, in un fermento culturale intenso, nuovamente, capitale mondiale dello stile e della cultura.
Vorremmo, oggi, insieme, che Roma ci facesse sognare ancora.
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